Orbital Reflector: arte spaziale o spazzatura cosmica?

Il dibattito intorno al satellite che ad ottobre sarà lanciato da un razzo di SpaceX, e sarà visibile da Terra come una stella del Grande Carro: se non ha altro scopo che brillare, perché mandarlo in orbita?

Orbital Reflector una volta dispiegato dalla sua custodia: un rendering della scultura celeste.
Monitorano i venti e le particelle atmosferiche, permettono le telecomunicazioni e ci aiutano nell'orientamento, sorvegliano sugli animali a rischio estinzione e gli obiettivi militari nemici. Sono migliaia i satelliti in orbita attorno alla Terra, affaccendati in diverse missioni ma in fondo accomunati dal fatto di avere un compito.

UN ASTRO COME TANTI? Se tutto va secondo i piani, ad ottobre un altro satellite raggiungerà questa nutrita flotta: questa volta, però, si tratterà di un oggetto senza alcuno scopo concreto. Orbital Reflector è una scultura celeste riflettente, una stella artificiale che si aggiungerà brevemente alle altre del firmamento. Questa struttura autogonfiabile simile a un grande obelisco, e costruita in polietilene, sarà lanciata da un Falcon 9 di SpaceX e portata fino a 575 km di quota da un satellite CubeSat.

Una volta in orbita, impiegherà circa 10 ore per dispiegarsi nei suoi 30 metri di lunghezza: a quel punto comincerà a riflettere la luce solare, completando un'orbita attorno alla Terra ogni 90 minuti. Agli occhi di un osservatore terrestre, brillerà come una stella del Grande Carro; almeno per alcune settimane, prima di rientrare gradualmente in atmosfera con una caduta controllata.
PEZZO UNICO. La scultura orbitante, un lavoro dell'artista Trevor Paglen in collaborazione con il Nevada Museum of Art, punta a farsi ricordare come "il primo satellite ad esistere puramente come gesto artistico". «Orbital Reflector - si legge sul sito - incoraggia tutti noi a guardare al cielo notturno con un ritrovato senso di meraviglia, a considerare il nostro posto nell'Universo e re-immaginare come viviamo insieme su questo pianeta».

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