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Quella "nebbia cosmica" nell'universo primordiale
L'ha misurata con altissima precisione il telescopio spaziale
"Fermi" della Nasa. Gli scienziati adesso sperano di osservare
direttamente questo fenomeno prodotto dalla luce dalle stelle più
antiche. Le prime di MASSIMILIANO RAZZANO
SONO le "nonne" del nostro Sole, le prime stelle ad aver brillato
nell'universo. Gli astronomi sperano di osservarle direttamente con i
telescopi di nuova generazione, ma per ora lo studio di questi
affascinanti fossili cosmici si basa su misure indirette. Come quella
appena realizzata grazie a "Fermi", il telescopio spaziale della NASA
dedicato allo studio dei raggi gamma di origine cosmica. La luce emessa
dalle stelle nelle varie epoche cosmiche riempie infatti lo spazio,
interagendo con i raggi gamma provenienti dalle galassie più lontane e
creando così un "effetto nebbia" ben osservabile dagli strumenti di
Fermi. La ricerca, annunciata dal team di Fermi durante il quarto
Simposio di "Fermi" tenutosi la scorsa settimana a Monterey, in
California, è stata coordinata da Marco Ajello, giovane ricercatore
presso il Kavli Institute for Particle Astrophysics and Cosmology
dell'Università di e lo Space Sciences Laboratory dell'. Questo risultato, pubblicato su ,
fornisce una misura della luce emessa dalle differenti generazioni di
stelle, aiutando a esplorare meglio le fasi di formazione stellare nella
storia dell'universo.
Nella nebbia cosmica. Quando "Fermi" osserva
l'emissione di raggi gamma da galassie molto lontane, le vede più
fioche. La situazione è simile a quando guardiamo i fari di un'auto
immersa nella nebbia. Ma qual è l'origine di questa "nebbia cosmica"? I
raggi gamma sono "pacchetti di luce" molto simili alla luce visibile ma
estremamente più energetici. Ad esempio "Fermi" può osservare raggi
gamma con energia di milioni fino a centinaia di miliardi di volte
quella della luce visibile. Questi "pacchetti di luce", o fotoni,
possono essere distrutti dall'interazione con altri fotoni, ad esempio
di luce visibile o ultravioletta.
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