Dopo aver visitato Plutone, la sonda New Horizons si sta avvicinando al suo nuovo obiettivo: il 1 gennaio raggiungerà il corpo celeste di 30 km di diametro, nella fascia di Kuiper. Un fossile cosmico, che potrebbe svelare nuovi segreti sull'origine dei pianeti
di MATTEO MARINI
Al centro di ricerca della Johns Hopkins University il countdown che aprirà il 2019 inizierà un quarto d'ora dopo la mezzanotte. Perché l'augurio di un 2019 spaziale arriverà da oltre sei miliardi e mezzo di chilometri, da una sonda giunta ai confini del Sistema solare. A mezzanotte e 33 minuti gli astrofisici e ingegneri della Nasa attendono l'attesa conferma che New Horizons ha raggiunto il suo secondo obiettivo: Ultima Thule, il corpo celeste più lontano mai visitato da una missione spaziale e che finora si presentava come un fioco e remoto puntino. Ma potrebbe essere un carico di scienza e informazioni preziose per comprendere l'origine di quello che ci circonda.
L'avventura della sonda Nasa, l'unica ad aver visitato Plutone nel luglio del 2015, è iniziata quasi 13 anni fa. È partita da Cape Canaveral per raggiungere lo spazio più profondo, spingendosi attraverso la fascia di Kuiper, una regione popolata da asteroidi e pianeti nani, di cui Plutone è considerato uno dei tanti, dopo essere stato declassato. Qui, una fredda regione dove le temperature di qualsiasi cosa sfiorano lo zero assoluto, sono conservati gli 'scarti' della formazione dei pianeti. Materiale immutato, intonso, bagaglio fossile dei primordi.Continua qui
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