Il «New York Times» sulla scomparsa del primo uomo a camminare sulla luna: fatale un errore degli infermieri. Sei milioni alla famiglia in cambio del silenzio
Neil Armstrong, il primo uomo a camminare sulla Luna nel luglio di cinquant’anni fa, è morto a 82 anni, il 25 agosto 2012, per un caso di malasanità rimasto segreto che, oggi, fa rabbrividire l’America.
Un paio di settimane prima era stato ricoverato al Mercy Health Fairfield Hospital di Cincinnati, in Ohio, perché il cuore dell’astronauta dava problemi, prospettando la necessità di un bypass. I cardiologi gli applicarono un pacemaker temporaneo. La moglie, facendogli visita pochi giorni dopo, riferì di averlo trovato in una condizione di sorprendente recupero camminando assieme nei corridoi.
Quando tuttavia gli infermieri rimossero l’apparecchio, del sangue penetrò nella membrana che riveste il cuore innescando una serie di difficoltà che, a cascata, aggravarono le sue condizioni sino a provocarne la morte. Allora il comunicato ufficiale diffuso dall’ospedale attribuì la causa a generiche complicazioni postoperatorie.
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